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La democrazia rappresenta il modello più evoluto della società odierna.
L' ambiente di lavoro rappresenta il propulsore del progresso sociale. La prima cellula di un organismo complesso. Maggiore é la tutela del benessere del lavoratore, maggiori sono gli effetti positivi che ricadono sulla società.
Quando, invece, si spezza questa delicata relazione sociale, allora, dilagano la prepotenza, la prevaricazione e la corruzione.
Difendere la dignità di un lavoratore significa difendere il livello di democrazia raggiunta di una società civile.
Joseph Caristena

martedì 28 ottobre 2014

Art 18 - Statuto dei Lavoratori

Statuto dei Lavoratori

(Legge 20 maggio 1970, n. 300) - (GU 27 maggio 1970, n. 131)

Lo Statuto dei lavoratori nasce il 20 maggio del 1970, a seguito delle rivoluzioni di massa dell'autunno del 1969.

Vennero soddisfatte molte delle richieste avanzate tra cui la riduzione dell'orario di lavoro a 40 ore settimanali, gli aumenti di stipendio e il diritto di assemblea.

Ecco alcuni principi fondamentali contenuti nello Statuto dei Lavoratori:

Grazie all'articolo 1 della legge n.300 del 1970 i lavoratori possono manifestare liberamente il loro pensiero e le loro opinioni senza distinzione di opinioni politiche sindacali e di fede religiosa nei luoghi dove prestano la loro opera. 

Il controllo delle assenze per malattia o infortunio può essere eseguito dal datore di lavoro solamente attraverso i servizi ispettivi degli istituti previdenziali competenti. 

Il datore di lavoro, ai fini dell'assunzione, non può effettuare indagini per conoscere le opinioni politiche, religiose o sindacali del candidato.

Tutti i lavoratori, all'interno dei luoghi di lavoro, possono svolgere attività sindacali.

E' prevista la ricollocazione nel posto di lavoro quando il giudice annulla il licenziamento effettuato senza giusta causa o giustificato motivo.

Il dipendente può chiedere al posto della reintegrazione lavorativa, un risarcimento pari a quindici mensilità di retribuzione. 

La Storia
Nasce a seguito di forti scontri sociali e di grandi rivendicazioni sindacali. 
Il sindacato (in quel periodo) fu protagonista di nuove conquiste perché ebbe la capacità di rappresentare le istanze e le esigenze del mondo del lavoro.

Si usciva da un’epoca in cui chi faceva attività sindacale nella maggioranza dei casi veniva licenziato. 

Quindi, lo "Statuto dei Lavoratori", rappresenta una pietra miliare per il mercato del lavoro, perché furono ascoltate e soddisfatte le esigenze dei lavoratori.

Sono i socialisti in particolare che aprono la strada alla legge. 

Uomo politico e sindacalista, Giacomo Brodolini (Recanati 1920 – Zurigo 1969) ricoprì la carica di Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale dalla fine del 1968 all’estate del 1969. In tale veste, promosse una vasta attività legislativa in materia previdenziale e sindacale; a lui si devono, pur nel breve periodo del suo dicastero, una serie di riforme  in difesa dei diritti dei lavoratori.

Sarà il “sessantotto”a dare la spinta necessaria, ad accelerare il cammino che porterà alla approvazione.  A mettere il timbro non sarà, però, Brodolini morto nel 1969, ma  il nuovo ministro, il democristiano Donat Cattin. 

Dice  Gino Giugni  lo "Statuto dei Lavoratori" rappresenta una 
“ felice congiunzione fra cultura politica e movimento di massa”.

Gino Giugni, per la sua attività accademica e politica (tra i molti incarichi ricoprì anche quello di Ministro del Lavoro), può essere considerato come il vero fondatore dell’attuale sistema sindacale e delle relazioni industriali.

Nel 1969 venne istituita una Commissione governativa per l’elaborazione dello "Statuto dei lavoratori", presieduta dal socialista Gino Giugni. 

Gino Giugni è chiamato il "padre" dello Statuto perché ha anche steso il testo della legge, promulgata appunto nel 1970.

Lo Statuto non viene applicato nelle aziende con meno di 15 dipendenti.

Il 4 ottobre 2009, moriva Gino Giugni, giuslavorista, ‘padre’ dello Statuto dei Lavoratori .

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